Indagine e investigazione

Con il seguente articolo inviatoci dal collega amico Giulio Quintavalli, da anni esperto ed abile “investigatore” della storia della nostra Polizia, vogliano inaugurare una nuova categoria “Appunti e Spunti di Polizia” . Qui saranno di casa tutte le idee, i pensieri, i consigli e perché no, le suggestioni ed i sogni di quelli di voi, che amando la Polizia, vogliono contribuire a migliorarla.

Giulio, autore di moltissimi articoli sulla storia della Polizia, nella sua ultima fatica “Da sbirro a investigatore. Polizia e investigazione dall’Italia liberale alla Grande guerra“, ha finalmente affrontato, approfondito ed esaustivamente raccontato, un particolare periodo della nostra storia, nel corso del quale crescevano e si affermavano i servizi investigativi. Un giorno, parlando con il Capo della Polizia Antonio Manganelli dei tempi trascorsi, mi diceva: “Io sono il Capo della Polizia, incontro continuamente persone importanti, facoltose, faccio riunioni con i vertici delle polizie più importanti del mondo, affronto situazioni complesse e prendo importanti decisioni, ma quando riesco a stare solo con me stesso, sogno gli appostamenti, i pedinamenti le perquisizioni, la mia “squadra” fatta da umili ma tenaci poliziotti, mai stanchi. Quanto mi mancano i panini mangiati nei mezzi. E allora, tra me e me, ingenuamente sorrido e mi sento forte perché so di essere stato un privilegiato, ho vissuto momenti indimenticabili con persone indimenticabili. Questa è l’essenza del poliziotto”.

Indagine e investigazione

di Giulio Quintavalli

https://dasbirroainvestigatore.jimdofree.com

Il solido filo rosso che unisce la Scuola di Polizia Giudiziaria, Amministrativa e Investigativa di Brescia a Flavio Dalla Libera, “papà” di questa nuovo spazio, non percorre “solamente” la personale storia professionale (che peraltro si intreccia con quella dei suoi collaboratori) ma si cala fin dentro le ragioni più profonde che animano l’investigatore di polizia giudiziaria.

Figura che accomuna – immodestamente – anche l’autore di queste riflessioni e quella foltissima schiera di donne e uomini che hanno militato o tutt’ora militano nella Polizia di Stato, come anche gli appassionati del mondo della detection, verosimilmente il più affascinante, delicato e professionalizzato tra i vari servizi della Polizia di Stato.

La professionalizzazione del poliziotto dei servizi investigativi rappresenta la solida strategia per fare pendere la bilancia della giustizia in favore della Legge sancendone la vittoria nella continua lotta al crimine.

Il criminale, infatti, “imprenditore” di sé stesso senza regole e morale, è alla continua ricerca di opportunità per mettere a segno i propri loschi intenti lanciando nuove e complicate sfide all’investigatore. Che deve rispondere con professionalità, intesa come il bagaglio tecnico correlato alle “speciali virtù”, dette anche “acume”, dote”, “spirito di osservazione” per prevedere le future mosse del balordo o ricostruirne quelle passate finché non riesce a serrargli i ferri ai polsi.

Professionalizzazione che trova le sue origini con la Scuola di polizia scientifica, attiva dal 1903, vera fucina di geniali studiosi e ricercatori capitanata dal professor Salvatore Ottolenghi.

Salvatore Ottolenghi

La Scuola rivoluzionò i ferri del mestiere dell’investigatore e curò per alcuni anni la specializzazione di funzionari e agenti dei servizi investigativi rappresentando, pertanto, il primo precedente storico della genesi della formazione e dei saperi proposti tutt’ora dalla Scuola di Brescia. Che punta, ora come allora, all’osmosi tra qualità umane e tecniche investigative.

Chiarito che svolgendo quel filo rosso a ritroso nel tempo giungiamo sino alla belle époque possiamo finalmente calarci nella questione principale: l’affermazione di «investigazione» sul piano sociolinguistico, termine che, più di altri, contraddistingue il vocabolario del “mondo polizia” e un genere di opere d’ingegno (film, rappresentazioni teatrali, letteratura …) che inspira.

Fino ai primi del Novecento «indagine» era in pratica sinonimo di «investigazione» anche se generalmente più ricorrente. «Indagare», dal latino indagàre, indica: studiare, esaminare, cercare di conoscere, approfonditamente. «Investigare», dal latino in e vestígium intende: nell’orma, esaminare con cura analizzando tracce e indizi, cercare diligentemente.

Nel 1867 il ministro dell’Interno Bettino Ricasoli nelle Istruzioni per i funzionari di pubblica sicurezza (è da considerarsi la prima circolare con contenuto etico e professionale) chiariva: «Se signori prefetti non si recano di persona sui luoghi più incalzati dal brigantaggio […], a riavviare le indagini rallentate o disperse, a rialzare lo spirito dei cittadini, ad annodare le fila di accorte e sicure investigazioni».

Nel 1883, a seguito di dibattiti e riflessioni tra politici ed esperti per migliorare i servizi investigativi di polizia giudiziaria e politica, si affermava sul piano normativo una nuova categoria di personale di Polizia (R. d. 11 agosto 1883, n° 1552, regolamento del Corpo delle guardie di p.s.) in abito travisato; uomini a cui era richiesta delicatezza, acume e qualità intellettuali superiori rispetto alle guardie monturate dei servizi visibili: gli agenti ausiliari (investigativi o investigatori di polizia giudiziaria).

Negli Anni Venti l’ormai questore a riposo Giuseppe Manfroni, già direttore dell’Ufficio di P.S. “Borgo” nel suo Sulla soglia del Vaticano, riferendosi a episodi avvenuti a Roma negli anni Ottanta-Novanta dell’Ottocento, utilizzava «indagine» per attività di riscontro a notizie giornalistiche o a fatti notori, «investigazione» per fatti riservati non ancora di dominio pubblico, tracciando una meno ambigua distinzione di significato tra i due termini.

“Borgo” era situato a ridosso della Basilica di S. Pietro per favorire l’attività di controllo riservatissimo e discreto delle mene dei cattolici intransigenti, attraverso la raccolta di notizie e informazioni dagli artigiani del quartiere che lavoravano nei Palazzi Apostolici, dove i Sommi Pontefici si erano autoreclusi per protesta contro l’annessione del territorio dell’ex Stato pontificio al Regno d’Italia, e contro la Legge delle Guarentigie.

Infatti, a p. 55 dell’Opera: «Se si dovessero raccogliere tutte le voci che corrono negli ambienti clericali, il pericolo sarebbe grave. Ma, per quante indagini abbia fatto»; p. 209: «mi sono state rivolte molte domande che ho eluso, come pure ho eluso le investigazioni di due giornalisti che […] mi si sono messi alle calcagna, spiando ogni mio passo». Anche l’episodio a p. 88, dove la Curia Pontificia indagava per risalire alla talpa che passava a un giornalista notizie particolarmente riservate; p. 96, dove Manfroni indaga sulla testimonianza di una «ostessa e dei suoi garzoni» di un’osteria di Roma dove si erano asserragliate alcune guardie svizzere inseguite da alcuni malintenzionati; p. 146, dove il Funzionario ricordava le indagini sulla collocazione di due pezzi di artiglieria dietro un portone d’ingresso al Vaticano.

Anche il commissario a riposo Gerardo Sileo, già capo della Squadra Mobile della Questura di Genova a fine Ottocento, ne Il delitto di vico Squarciafico ovvero la lotta contro la criminalità non chiariva una netta distinzione di significato tra i termini.

Finalmente il nuovo secolo accoglie «investigazione» con una più circostanziata attribuzione di senso, definita e specializzante, espressione di saperi codificati che entrano gradatamente nel linguaggio tecnico, di polizia e giuridico dalla “porta principale”, uno dei quattro insegnamenti impiantati dal professor Ottolenghi nella Scuola di polizia scientifica: Investigazioni giudiziarie e sopraluoghi. All’insegnamento – verosimilmente il più caratterizzante rispetto Antropologia e psicologia applicate; Investigazioni giudiziarie e sopralluoghi; Segnalamento; Fotografia giudiziaria. Materie complementari: Polizia amministrativa; Diritto e la procedura penale applicati- provvedeva personalmente il Professore, docente di Antropologia e Psicologia Criminale e di Investigazioni di Polizia Giudiziaria, gratificato dal guardasigilli Fani, che accoglieva nelle aule di tribunale il sopralluogo e altre esperienze della Scienza nuova, la criminalistica, coniate da Ottolenghi (Circolare del Ministero di Grazia e Giustizia Fani n° 1665 del 30 giugno 1910 Istruzioni sulla tecnica medicolegale delle autopsie giudiziarie). Fino al momento, infatti, il diritto processuale penale impiegava solo «indagine».

La “consacrazione” ufficiale del termine «investigazione» attende il conflitto contro gli Imperi centrali e la lungimiranza del Ministro dell’Interno Vittorio Emanuele Orlando, a cui dobbiamo in gran segreto il 12 settembre 1916 l’Ufficio Centrale d’Investigazione nel «desiderio di armare meglio lo Stato contro quella speciale delinquenza che si esercita in danno della guerra e della difesa nazionale: contro i reati di spionaggio e di tradimento, e in genere agli attentati all’esercito ed alla Patria» («Gazzetta di Torino», 6 novembre 1917, p. 2, La recente riforma della Pubblica Sicurezza, l’Ufficio investigazioni).

L’UCI rappresenta il punto di osmosi tra apparto militare e civile nel comune pugno al nemico e, con la denominazione di Ufficio Speciale d’Investigazione (D. lgt. 14 ottobre 1917, n° 1732), riceveva il riconoscimento formale e l’ordinamento organico.

Durante il conflitto l’USI collaborava con l’intelligence di Esercito e Marina ma, terminato lo stesso, ristabilite tra le Nazioni i rapporti diplomatici, quegli organi riducevano la propria azione alle sole informazioni di natura militare riservando quelle politiche all’Ufficio Investigativo, che riferiva direttamente al Presidente del consiglio dei Ministri (al Ministero dell’Interno e alla Direzione Generale P.S.). In tal modo il governo, alle prese con le Nazioni in trattati e accordi di natura territoriale, assegnava alla polizia investigativa l’inedito prestigioso ruolo di centro di snodo dei vari servizi preposti allo spionaggio e controspionaggio.

L’USI, confermato nell’agosto 1918 nella Riforma Nitti, dopo aver impiantato proprie articolazioni in Svizzera, veniva smobilitato dal ministro dell’interno Giovanni Giolitti nel febbraio successivo con la restituzione dei compiti alla Divisione Affari Generali e Riservati della Direzione Generale P.S., ma «investigazione» entrava senza più uscirvi nel DNA del poliziotto. Giulio Quintavalli

Per approfondimenti: Da sbirro a investigatore. Polizia e investigazione dall’Italia liberale alla Grande guerra (primo classificato generale de Cia 2018; https://dasbirroainvestigatore.jimdofree.com/)

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