Era il 5 novembre 2004, dopo oltre 20 anni, con una punta di disagio indossavo di nuovo la divisa della Polizia di Stato, dopo oltre 20 anni trascorsi alla Squadra Mobile, quel giorno, con un po’ di apprensione prendevo servizio alla Scuola Polgai di Brescia. Alle ore 7,50, mentre tra la nebbia varcavo il cancello di entrata, notavo altri colleghi fermarsi all’improvviso, rivolgere tutti verso la stessa direzione e mettersi sull’attenti, immediatamente irrompeva il nostro inno ed un allievo agente, con un portamento che incuteva timore, alzava alta sul pennone la nostra bandiera. In quel momento mi commossi e mi accorsi di quanto bene volevo alla Polizia. Pensai a mia moglie, poliziotta, a suo padre poliziotto in pensione, a mio padre vecchio poliziotto, alla mia bambina che già sogna la Polizia e mi sentii più forte. Quello stesso giorno, in diversi luoghi della scuola, notai la scritta “con disciplina ed onore” e mi rividi a 22 anni, alla scuola di Polizia di Bolzano, a rispondere, a quella domanda, assieme a centinaia di ragazzi come me, “LO GIURO”! Nei mesi successivi riscoprii una Polizia che i ritmi serrati e le priorità esclusive della polizia investigativa mi avevano fatto dimenticare. Mi confrontai con moltissimi colleghi che dalle Squadre Mobili di tutta Italia giungono a Brescia per specializzarsi e non mi meravigliai quando anch’essi si incantavano a guardare l’alza bandiera, quando molti di loro chiedevano di potere partecipare, inquadrati assieme agli allievi agenti, alla quotidiana cerimonia. I poliziotti più “duri” d’Italia, lontani dal loro ufficio, ai quali era data la possibilità di fermarsi un attimo a riflettere, s’inorgoglivano nel vedere transitare un equipaggio della Squadra Volante a bordo della “Pantera”, come se loro fino allora non la avessero mai vista. Molti fotografavano vecchi documenti e cimeli riguardanti la storia della Polizia presenti nella scuola, emergeva sempre più forte un bisogno di appartenenza, di tradizioni, di spirito di corpo. Cominciai a leggere qualche libro sulla storia della Polizia, colsi l’occasione di acquistare in un mercatino bresciano un faldone contenente tessere, fotografie, cartoline e attestati riguardanti la Polizia in generale e la polizia repubblicana e partigiana in particolare. Scoprii solo allora dell’esistenza dei Battaglioni di Polizia Partigiana di cui nulla veniva mai detto sui libri di storia e volli saperne di più.
Frequentai biblioteche, archivi, fondazioni. Mi confrontai con esperti e gelosissimi collezionisti della nostra storia. Ricercai a lungo ed ancora più a lungo studiai. Ebbi la fortuna e l’onore di conoscere e instaurare un rapporto di amicizia con quello che molti di noi “Polgaini” chiamano affettuosamente il maestro, in Polizia dal 1945 e fino alla fine gradita e indispensabile punta di diamante della Scuola Polgai, il poliziotto-Prefetto Antonino Ales, grande conoscitore di eventi, uomini e poliziotti. Mi ritrovai con un’altra mente eccelsa della Polgai e della Polizia, Maurizio Marinelli, esperto cultore e studioso di regolamenti e disciplina della Polizia e non solo, àncora di salvezza per molti colleghi in difficoltà. Mi raggiunse alla Scuola l’amico di sempre, Gianantonio Bortolotti, “un abuso di umanità”, paziente, meticoloso, sempre pronto a sorreggermi sacrificandosi. Mi meravigliai dell’incrollabile forza, tenacia e costanza dell’umile ma grande poliziotto Pino Fierro, il cui esemplare comportamento nel lasciare questa vita, obbliga gli uomini di buona volontà a non porsi limiti e a cercare di raggiungere sempre nuovi traguardi.
A tutti loro dico grazie perché senza il loro prezioso contributo questo progetto, maturato in diversi anni di ricerche, sarebbe sicuramente naufragato, a loro dico grazie perché anche con loro la Polizia è cresciuta e migliorata.
Flavio Dalla Libera, in Polizia dal 1981 al 2017, poliziotto dal 1960.
SUB LEGE LIBERTAS. Qui non abbiamo molte scelte, anzi, non abbiamo scelta. Abbiamo un debito d’onore verso chi ha costruito la società in cui viviamo, verso i molti colleghi che ci hanno preceduto ed hanno fatto sì che il nostro “motto” diventasse un principio per tutti i cittadini. Se non difendiamo questo principio, non possiamo difendere nient’altro e nessuno si fiderà di noi, nessuno ci rispetterà, neppure noi stessi. Se siamo diventati ciò che siamo lo dobbiamo alle idee, ai principi, ai sogni, alla convinzione che ciò che conta è il cittadino, la sua sicurezza, la sua libertà. Se voltiamo le spalle, anche solo una volta, a tutto questo, allora non siamo più cosa diciamo di essere, allora non abbiamo più motivo di esistere!
Gianantonio Bortolotti, in Polizia dal 1974 al 2012, ancora poliziotto.
La Polizia italiana, la società italiana, la cultura italiana dal 1852 a oggi, hanno compiuto tali e profonde trasformazioni che molto nostro sapere, tutte le nostre istituzioni, diverse nostre verità, si sono più volte rinnovate. Sarebbe presuntuoso, sbagliato e non ci farebbe capire l’autenticità del momento storico, giudicarle con il sapere e le conoscenze di oggi. Fortunatamente, anche in Polizia, il pensiero italiano, intendendo per pensiero ogni valido contributo dell’intelligenza e dell’umanità più che della cultura, negli anni passati, è stato imponente per quantità e qualità. Dalla raccolta e dallo studio degli scritti di allora nasce questo sito. Scritti innumerevoli, discorsi, lettere, leggi, circolari, opuscoli, relazioni di servizio, verbali, sentenze, documenti, trattati, fotografie, disegni, giornali e riviste. Scritti genuini, diretti, lasciati nella forma e nell’espressione usata dallo scrittore o dal compilatore, dove spesso traspare il suo intimo convincimento di essere depositario e di elevarsi, con le sue idee, alla “verità vera” del momento, in maniera che voi lettori vi troviate “sulla scena dell’evento in flagranza”, con la testimonianza di chi c’era e non influenzati dal personale convincimento di seppur bravissimi odierni commentatori di eventi. Naturalmente, a volte, noi abbiamo bisogno di sintesi, abbiamo bisogno di racchiudere nel volgere di alcune pagine la narrazione di un evento. Non che la sintesi possa sostituire l’intera documentazione ma, come nelle indagini, se circostanziata, è un grave indizio del fatto accaduto, che sicuramente farà riflettere. Il metodo di selezione del materiale, per la complessità dei documenti consultati ha richiesto e richiederà non poco impegno e riflessione ai compilatori. Chi vuol dare organicità, criterio cronologico e logico ad una raccolta di scritti altrui deve innanzi tutto, trovare l’accordo ideale tra lui stesso e gli autori e cioè armonizzare i propri intendimenti con i loro scritti. Ecco perché ogni scritto, prima di essere incluso nel sito, è passato attraverso il vaglio severo e spregiudicato della nostra sensibilità; se il pensiero rispondeva a un’esigenza storica o dello spirito, entrava; se era invece semplice paradosso, vuota e sterile enunciazione non entrava. Ciò non vuol dire che tutto il buono sia dentro, ma non dimentichiamo che una pubblicazione è un trattato sintetico e che il materiale potenzialmente utile e quindi da esaminare a volte si è rivelato immenso, altre introvabile o inaccessibile. Ci scusiamo fin d’ora per tutti gli errori e le dimenticanze che sicuramente emergeranno ma, per ora, di più non siamo stati in grado di fare.
Maurizio Marinelli, in Polizia del 1974 al 2015, poliziotto da sempre e per sempre.