Le cartoline postali della Polizia Italiana: il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza (1944-1981), il Corpo della Polizia Femminile (1961-1981) e la Polizia Civile di Trieste (1945-1961).

Tra le prime cartoline che troviamo pubblicate nel Corpo delle Guardie di P.S. vi sono senz’altro questa due.

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Della cartolina della Reale Scuola tecnica di polizia di Roma riportiamo il seguente approfondimento fatto sulle parole dell’amico Giuglio Quintavalli e dalla pubblicazione “Maurizio Giglio: un eroe della Resistenza I Documenti, in Polizia di Stato, n. 56, ediz. De Agostini, 2008”.

Nell’ aprile del 1945, in occasione dello scoprimento della lapide nella Scuola Tecnica di via Guido Reni 31, ora sede del Reparto Volanti, intitolata a Maurizio Giglio, D’Ercoli, con la casa editrice d’Arte Boeri di Roma, produsse la prima cartolina con cui veniva celebrata la cerimonia di fine corso e di giuramento degli Allievi Guardie. “Un momento solenne, dove i neo poliziotti vengono chiamati ad operare in contesti sociali particolarmente complessi, e dove parte della popolazione vive in stato di indigenza” (Giulio Quintavalli). Nella cartolina si vede in alto a destra lo stabile della la Scuola Tecnica di Polizia, a Roma, in via Pier della Francesca, attuale sede della Scuola Superiore di Polizia, ovvero l’ente di formazione di ufficiali, sottoufficiali e guardie di P.S. da cui partono 6 coni di luce. “Ognuno di questi va ad illuminare altrettanti servizi effettuati dal Corpo di Pubblica Sicurezza e, segnatamente, in senso antiorario: polizia di frontiera alpina, squadrone a cavallo (Polizia di Roma detta ‘metropolitana’), polizia stradale, compagnia celere, polizia di frontiera di mare e polizia ferroviaria. In particolare, da una lettura più profonda del solo dato visivo, notiamo che la Polizia del Regno vigila e tutela quelli che sono i settori e le attività più strategicamente sensibili per la sicurezza interna dello Stato e per il rilancio economico del Paese. In tal senso, l’alpinista di polizia perlustra la linea di confine, segnato da un cippo, in un’Italia che si viene a trovare con una parte del suo territorio dell’est invasa da truppe straniere (l’esercito jugoslavo). La polizia della strada vigila sul trasporto di persone e merci sulla rete stradale, i cavalieri di polizia operano nelle vaste aree verdi della città, la ‘celere’ è adibita ai servizi di piazza, in un Paese pesantemente segnato da contrapposizioni ideologiche e politiche, alimentate da condizioni socioeconomiche disastrose, la portuale tutela i siti di arrivo di beni, merci e valori che giungono dall’America sia per le truppe che per la popolazione, mentre la polizia ferroviaria tutela quei beni e quelle stesse merci nei siti ferroviari e nei treni, stazionati o in movimento, fino al loro giungere nelle città, dove verranno distribuiti. ‘Pane e libertà ‘ sono le parole delle masse e la Polizia è sul territorio per difenderle” (Giulio Quintavalli). Venne preparato anche un piego in cui, sotto l’intitolazione della Scuola a Maurizio Giglio, leggiamo ‘Saggio finale ginnico-militare del 34 Corso Allievi’ con data ‘Roma, 15 aprile 1945’. Si tratta del primo corso tenuto nella Roma liberata, mentre ancora al Nord si combatte. “Lo scontro militare tra italiani della Repubblica Sociale, alleati dei germanici, e le forze angloamericane, sostenute dall’esercito italiano legittimista del Corpo Volontari per la Libertà, si riflette sul piano simbolico nella comunicazione pubblica: è uno scontro di memoria: quasi contemporaneamente allo scoprimento della lapide nella Scuola Tecnica e di intitolazione della stessa al Giglio, infatti, nella Repubblica di Salò, viene intitolato il Battaglione di Polizia di Milano al questore  ausiliario Pietro Caruso, per rispondere alla sua esecuzione a Forte Bravetta, il 22 settembre 1944 per mano di un plotone di 20 Metropolitani, ovvero poche settimane prima della fine del corso per Guardie.” (Quintavalli). Caruso, cobelligerante dei germanici, avvalendosi di alcune formazioni irregolari di polizia da loro volute, è, infatti, tra i principali responsabili e dell’arresto e della detenzione e delle torture patite da decine di oppositori politici, in parte trucidati alle Cave Ardeatine, proprio dove erano caduti i poliziotti Lungaro e Giglio. Di questo reparto, è emessa una rarissima cartolina postale della Repubblica di Salò, dove i militari di P.S., sfilano compatti sotto la facciata del Duomo di Milano, brandendo in mano il Moschetto Automatico Beretta, uno dei simboli della guerra e scelto per la sua capacità di fuoco sia dalla RSI che dai partigiani, come anche dalla Polizia. Si mette in atto una ‘ guerra iconografica’ , e ciò mette in evidenza il grande ruolo svolto dalle immagini, molto più immediate delle parole nella comunicazione e divulgazione popolare, e del significato sotteso o esplicito di ogni elemento di quelle immagini: la prossemica, la postura, le dimensioni e i toni di colore diventano così un ‘maxischermo’ , dove il fruitore della cartolina può cogliere sensi e significati che confermano, o contrastano, la sua opinione ma che certo non lasciano indifferenti. Vi è di più. La cartolina, come atto comunicativo, per la sua semplicità e immediatezza, attua un processo di condivisione tra il fruitore e il messaggio visivo capace di fidelizzare più soggetti: il mittente, che quella cartolina affranca e scrive, e il destinatario. Così quelle poche parole (prevalentemente saluti, ma non solo), in un italiano stentato, diventano il ‘segno’ letterale e visivo che va tutto bene e che si desidera condividere l’esperienza della Scuola con i propri affetti. Anche a ciò avranno pensato le guardie compilando la cartolina, mentre, in perfetto inquadramento nel piazzale, ascoltavano il Comandante della Scuola di Polizia per la cerimonia di chiusura del corso per Guardia, il primo dopo la pausa della guerra. Egli pronuncia un discorso in cui sottolinea il forte valore simbolico della memoria e dell’esempio di Maurizio Giglio. Davanti agli ospiti, autorità politiche e militari, anche inglesi, spiega il motivo dell’intitolazione della scuola al Giglio: l’Ufficiale deve essere un monito per le nuove generazioni affinché possano affrontare il loro dovere di “silenziosi e operosi custodi dell’ordine e insieme della libertà di tutti i cittadini”. Maurizio Giglio ” era uno dei nostri, “la Scuola porta oggi il suo nome. Ricordate , Allievi, che voi avete ricevuto , nel nome di Maurizio Giglio, un battesimo che vi sarà da guida e di sprone nell’aspro cammino per la rinascita della Patria”. La fine del Corso segna “gli inizi di una vita nuova”, una vita cui si propone un modello esemplare di virtù, un Poliziotto “caduto per difendere fino all’ultimo l’onore della propria casa”. “Divorare le lacrime in silenzio, offrire sangue e vita: questa è la nostra Legge e in questa legge è Dio”. Così recita il motto della Scuola Tecnica, che campeggia in una precedente cartolina postale della Scuola della fine degli anni ’30; una formula che oggi può sembrare lontana dal nostro modo di percepire la vita, la società, il ruolo che ciascuno di noi è chiamato a svolgere nel contesto sociale, ma che negli anni ’30 del ‘900 rappresentava in forma verbale e sintetica quell’alto senso del dovere e quella spiritualità intensa e assorbente che animava gli uomini dello Stato. Una religione laica del dovere che la Polizia ha rielaborato con un nuovo e diverso motto, Sub Lege Libertas, pur sempre ricordando i suoi Eroi. Giglio è ancora ricordato: dagli anni ’60 del ‘900 lo stabile prospiciente la già Scuola, attuale sede del Reparto Volanti della Questura di Roma, porta ancora il suo nome ben visibile per chi si trova a passare a via Guido Reni.

Tutte e due le predette cartoline venivano riproposte un paio di anni dopo. Nella scritta scompariva “reale” e veniva modificato il copricapo della guardia di P.S. della ferroviaria. Quella che pubblichiamo, è un pezzetto di storia. Indirizzata a Mauri Spartaco, famoso partigiano lecchese, il Brigadiere Amari Primo, probabilmente proveniente dalla resistenza, si lascia andare a semplici considerazioni e dubbi allora condivise da molti ex partigiani.

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Sempre nei primi anni.

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Le ex Guardie Regie si riuniscono.

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Le serie di cartoline.

I cartoncini.

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Uniformi del Corpo delle Guardie di P.S.

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Sempre prodotte nel 1952

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Atti eroici delle Guardie di P.S.

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“Sub Lege Libertas”: uniformi del Corpo delle Guardie di P.S anno 1956 e anno 1957.

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1° Centenario dell’Unità d’Italia. Il Corpo delle Guardie di P.S. e le sue uniformi 1° e 2° serie.

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Ricompense alla Bandiera del Corpo delle Guardie di P.S.

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Le specialità del Corpo.

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Gli anniversari di costituzione del Corpo. 104°, 105°, 106° e 107°.

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Con le citate cartoline terminavano le serie realizzate nel Corpo delle Guardie di P.S.

Alcune cartoline furono prodotte singolarmente.

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Nel 1957, veniva concesso lo stemma araldico al Corpo delle Guardie di P.S.. Per informare il personale veniva diramata la seguente nota con allegata la cartolina del citato emblema.

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Lo stemma araldico, la bandiera del Corpo delle Guardie di P.S. e le sue ricompense.

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Il nostro patrono.

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L’arruolamento in una doppia cartolina del 1970-71

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e in un cartoncino esplicativo.

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Molte altre furono prodotte da diverse scuole di Polizia.

Scuola allievi ufficiali e sottufficiali di Roma.

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Scuola allievi Guardie di P.S. e Scuola Tecnica di Polizia di Roma

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Accademia del Corpo delle Guardie di P.S.

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Scuola allievi Guardie di P.S. poi scuola Sottufficiali di P.S. di Nettuno.

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La scuola allievi Guardie di P.S. di Caserta.

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La scuola alpina Guardie di P.S. di Moena.

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La scuola allievi Guardie di P.S. di Alessandria.

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Centro Addestramento Nautico e Sommozzatori della P.S. di La Spezia.

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Altre scuole allievi Guardie di P.S.

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Altre strutture della Polizia.

Il Collegio delle Pubblica Sicurezza di Fermo.

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Strutture di riposo e svago.

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Questure e Caserme.

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Il IV° reparto mobile di Genova.

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Confini

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Scioperi

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A.N.G.P.S.: Il decennale.

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L’arte.

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Cerimonie.

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Educazione stradale.

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Cronaca.

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Giro d’Italia.

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Autovetture.

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Satira.

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Il controllo del territorio.

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Alcune fotocartoline.

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Polizia Femminile.

Per ora solo qualche fotocartoline. Le prime da Alcamo, colpito dal terremoto del 1968, le altre da Brescia.

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Polizia Civile di Trieste.

Anche qui, solo fotocartoline.

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